giovedì 22 aprile 2010

L'obbedienza non è più una virtù

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Mani in rete Esplora Gioca e Fai clik Ovunque Post 021
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Ci disse che i nove dovevano essere trasportati al CIE di Brindisi.
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Insistemmo sul fatto che c’erano dei minorenni.
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Se ci sono dei minorenni - replicò il dirigente – me ne dispiace".
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A quel punto persi le staffe. “Come può un pubblico ufficiale – urlai – dire se ci sono…. Ma in che paese viviamo?”
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Devo ubbidire”, mi rispose.
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Uscimmo con tanta rabbia in corpo. E ci disponemmo davanti al portone dell’Ufficio, da dove dovevano uscire i nove per essere trasportati a Brindisi.
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La Questura inviò un primo scaglione della Celere, guidato da una donna tutta sorrisi. 
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Nel frattempo, altri attivisti arrivavano: eravamo circa un centinaio.
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Allora inviarono un secondo squadrone della Celere, armato di tutto punto. 
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Ci confrontammo così , faccia a faccia, per mezz’ora. Poi l’ordine di caricarci. Tentammo di resistere, ma fummo travolti. Alcuni di noi riuscimmo a svincolarci e a ritornare davanti al portone.
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“Dovrete passare sul mio corpo – urlai – Voi non potete portare dei minorenni in un lager."
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Uno spintone mi fece barcollare e cadere. “Vergognatevi! - dissi al Dirigente dell’Ufficio Immigrati.
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"Vai via, sobillatore!”- mi gridò, mentre le gazzelle della polizia sfrecciavano via portando gli immigrati.
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Ero talmente scosso che mi misi a piangere. Quello che avevamo subito era poca cosa in confronto al grido di dolore dei nostri fratelli, anzi figli, africani. La notizia, oggi, che la Questura di Brindisi ha riconosciuto che ben sei di loro erano minorenni e che sono stati liberati, ci conforta e ci fa sentire che non abbiamo lavorato invano.
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E' sotto gli occhi di tutti il colpo di stato razzista in Italia.
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E chi ad esso non si oppone, di esso e' complice.
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Si uccide anche col silenzio, si uccide anche con l'indifferenza: che sempre aiuta il carnefice a fare scempio delle sue vittime.
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 167 del 21 aprile 2010
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